Una separazione che unisce
Da trentun anni a questa parte il Premio Internazionale “Sergio Amidei” focalizza la propria attenzione sul linguaggio cinematografico inteso come ricerca e studio della scrittura filmica. È il concetto di sceneggiatura a fare da fil rouge all’interno delle varie sezioni proposte, come tasselli di un mosaico che costituiscono un approfondito viaggio nella cinefilia e nella Storia del Cinema.
L’edizione 2012 del festival goriziano ha proposto uno dei programmi più densi degli ultimi anni rafforzando la sua natura di kermesse retrospettiva, attorno ad un concorso che ripropone le pellicole più meritevoli della stagione cinematografica appena conclusasi. Mai come quest’anno la selezione compiuta dai giurati del Premio (Ettore Scola, Franco Giraldi, Marco Risi, Francesco Bruni, Silvia D’Amico, Giovanna Ralli, Francesco Piccolo e Massimo Gaudioso) pur rimbalzando necessariamente tra prodotti di più facile uso & consumo quali Posti in piedi in Paradiso, Marigold Hotel e Quasi amici, ha immediatamente evidenziato i “campioni” su cui puntare per la vittoria finale: Una separazione, Diaz e The Artist. Ed è stata l’opera iraniana di Asghar Farhadi – che non ha potuto presenziare alla premiazione, affidando ad una lettera i suoi ringraziamenti alla presidenza e allo staff del festival – a spuntarla, nella proclamazione di sabato 28 luglio avvenuta al parco di Palazzo Coronini Cronberg. La motivazione non lascia adito a dubbi: “Per la modernità della scrittura che in modo straordinario ci fa penetrare in un universo quotidiano con l’intensità emotiva di un thriller, per la sua mirabile capacità di rappresentare una drammatica e scottante realtà locale elevandola a una grande metafora della commedia umana”. Una separazione è un perfetto gioco ad incastri che fonde il particolare di una crisi di coppia con l’universale della situazione socio-culturale iraniana, una vicenda drammaticamente reale che non ci costringe ad un unico e univoco punto di vista, ma che sviscerando qualità e difetti delle forze in campo ci trascina alla deriva delle fondamentali contraddizioni insite nell’animo umano. In Una separazione non esistono vincitori né vinti, perché semplicemente non c’è alcuna battaglia da combattere che non sia quella con noi stessi. Il Premio Amidei riporta così l’attenzione (dopo il Durban International Film Festival e la Los Angeles Film Critics Association) su di una sceneggiatura ad orologeria impeccabile e inappuntabile, un lavoro di qualità sopraffina che clamorosamente non ha vinto l’Oscar, superato ingiustamente dal trasognato quanto debole script dell’alleniano Midnight in Paris. Giustizia è stata fatta.