Paternità: un difficile ruolo da ri(s)coprire
Federico Picchioni è un affermato dipendente di una holding finanziaria che, in seguito a sventurati eventi professionali e personali, si ritrova suo malgrado a condividere il tetto domestico con i due figli ormai adulti e con la nipotina di tre anni.
A movimentare il già precario equilibrio familiare, ci pensa Luisa Tombolini, una “tagliatrice di teste” dilaniata dai sensi di colpa per il cinismo con cui deve affrontare il proprio mestiere. A due anni da Posti in piedi in paradiso, l’ultima fatica – davanti e dietro alla macchina da presa – di Carlo Verdone si riconfronta con argomenti di spinosa attualità come la repentina perdita del lavoro, l’inesorabile e inarrestabile smarrimento delle nuove leve di fronte al degrado civico e culturale dell’Italia di oggi, e il perenne gap generazionale tra educatori e figli che si fa più stridente quando ogni giorno ci si deve scontrare con una crisi di valori etici e morali che sta minando alla base il tessuto sociale. A peggiorare il tutto è la situazione di stallo in cui si trova il Belpaese, ormai ferito nelle sue radici patriarcali di cui un tempo si faceva baluardo e che stenta ad alzare la china in un’Europa scossa dalla crisi economica e sostanzialmente impreparata al multiculturalismo. Il risultato che ne consegue è un film d’impianto teatrale – la maggior parte delle sequenze sono infatti girate tra le mura domestiche − che narra con grande “anima”, molto divertimento e velata malinconia la difficoltà di essere genitori e figli e l’incapacità di entrambi di relazionarsi a livello umano con le persone che ci stanno intorno e che vivono situazioni analoghe. Alla vena pacatamente anarchica di un tempo, tuttavia, Verdone preferisce la risata facile e immediata e non si risparmia ad alternare momenti di pura verve comica – irresistibile a tal proposito la gag sullo scambio di nipotine al supermercato – a momenti di accorata riflessione sull’animo umano come imprescindibilmente ed inesorabilmente desideroso e bisognoso di valori a cui aggrapparsi − come nel caso del provino musicale del figlio. Si ride, dunque, ma al tempo stesso si riflette sull’inadeguatezza dell’essere umano a confrontarsi col mondo esterno e proprio per questo soggetto a una sostanziale e costitutiva incertezza che lo costringe a ridefinirsi continuamente.
Sotto una buona stella [Italia 2014] REGIA Carlo Verdone.
CAST Carlo Verdone, Paola Cortellesi, Tea Falco, Lorenzo Richelmy.
SCENEGGIATURA Maruska Albertazzi, Gabriele Pignotta, Pasquale Plastino, Carlo Verdone. FOTOGRAFIA Ennio Guarnieri. MUSICHE Umberto Scipione.
Commedia, durata 106 minuti.