64° Festival Internazionale del Cinema di Berlino, 6-16 febbraio 2014
Bianco sangue
Uno dei film più riusciti, divertenti e apprezzati, da critica e pubblico, del concorso internazionale del 64° Festival di Berlino è stato Kraftidioten del norvegese Hans Petter Molland (In Order of Disappearance il titolo inglese).
Commedia, in contrasto col bianco perenne degli ambienti, molto dark e molto cinica, a pochi passi dal grottesco e ancora più vicina al pulp, che conferma la particolare propensione per questo tipo di commedie grottesche, laconiche e “cattive” mostrata negli ultimi anni dal cinema scandinavo, sulla lunga scia del magistero di Aki Kaurismäki. Regista norvegese, sceneggiatore danese e protagonista svedese, Kraftidioten instilla il suo cinismo nello scheletro di una sanguinosa tragedia familiare: Nils è un comune cittadino modello, almeno fino al momento in cui il figlio non viene trovato morto. Dopo aver scoperto che il giovane era implicato in un giro di droga, decide di vendicarsi uccidendo i responsabili, provocando così una guerra tra bande e insanguinando i bianchi paesaggi norvegesi. Significativo il titolo inglese, In Order of Disappearance, in quanto ognuna della quindicina di morti, sottolineate da nome del deceduto e dal simbolo della religione d’appartenenza impressi su sfondo nero, provocate dalla furia vendicatrice del genitore è come se dividesse il film in capitoli. Esplicitamente violento in più di un’occasione, l’umorismo gelido, laconico e spesso improvviso sottolinea e accompagna, come da tradizione di questo tipo di commedie, tematiche crude e tragiche, spiazzando così lo spettatore, il quale ride sì di gusto, ma anche con un certo groppo in gola. Umorismo fine a se stesso e gratuito? No di certo. La genialità straniante dei dialoghi e di certe situazioni – per esempio, si noti la stravaganza dell’arredamento del “villain”, un ricco gangster salutista e vegano – contribuisce anzi a sottolineare la violenza e la stupidità umana (e da questo punto di vista non è campato in aria pensare ad una certa influenza dei Coen, così come di altri autori americani-Tarantino). Kraftidioten è quindi un’opera in molti punti geniale, assolutamente straniante, con l’unico difetto di un’ultima mezz’ora un po’ meccanica e ripetitiva, che però in fin dei conti poco toglie all’impatto del film. Non dimentichiamo di citare la fotografia, ad opera di Philiph Ogard, che esalta l’algida ed eterea bellezza dei paesaggi dandone un significato metaforico, e la bravura degli attori: non solo l’ottimo Stellan Skarsgård, ma anche un Bruno Ganz in ottima forma nel ruolo del “Papa” della mafia serba e Pal Sverre Hagen, gangster obiettivo ultimo della furia vendicatrice. Insomma, se vi capita in qualche modo sottomano, non perdetevelo.
Kraftidioten [id., Norvegia/Svezia/Danimarca 2013] REGIA Hans Petter Molland.
CAST Stellan Skarsgård, Pal Sverre Hagen, Bruno Ganz, Peter Andersson, Hildegun Riise.
SCENEGGIATURA Kim Fupz Aaekson. FOTOGRAFIA Philip Øgaard. MUSICHE Brian Batz, Kaspar Kaae, Kare Vestrheim.
Commedia, durata 110 minuti.