SPECIALE 33° PREMIO SERGIO AMIDEI
Frammenti di Sessantotto
1968. Fedele al cinema d’avanguardia e di impegno civile che ne caratterizzerà la carriera, Elio Petri si cimenta in un film sperimentale, tinto di giallo, con momenti surreali e atmosfere da ghost story.
Difficilmente ascrivibile ad un genere preciso, a rendere particolare Un tranquillo posto di campagna sono soprattutto le scelte stilistiche con cui vengono inscenati i deliri del protagonista. Per rendere viva la psicosi di un artista depresso, la regia abbandona la linearità del racconto confondendo verità e illusione mentre il montaggio alternato e le musiche di Morricone – suoni disturbanti fatti di note isolate, rintocchi e rumori fuori campo – danno la sensazione di una graduale perdita della realtà. Oltre agli apprezzabili artifici formali, il regista è interessato a disseminare allegoricamente riferimenti critici alla società capitalista. La crisi dell’artista si traduce in follia a causa del rifiuto di una realtà materialistica con cui non trova alcuna comunicazione possibile. Produrre per soddisfare le richieste di mercato tormenta lo spirito artistico di Leonardo allo stesso modo in cui tormentò Jim Dine, autore dei quadri del film e fonte di ispirazione per il personaggio interpretato da Franco Nero. La voglia di ricercare un linguaggio visivo e sonoro in sintonia con quei contenuti artistici che resero famoso Dine nel mondo degli happening (spettacoli d’arte contemporanea basati sull’improvvisazione e sul coinvolgimento del pubblico) è palese sin dagli originali titoli di testa. In apertura, scorrono veloci frame in cui si susseguono fotografie e dipinti su una pellicola sporcata da pennellate con in sovrimpressione numeri, lettere ed elementi grafici da spot pubblicitari. Ad accompagnarli gli arrangiamenti estemporanei del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza: vibrazioni disarmoniche utilizzate come effetti disorientanti per introdurre lo spettatore nel clima psichedelico del film. L’improvvisazione registica e musicale è tanto importante quanto, al contrario, la canonica recitazione degli attori. Franco Nero e Vanessa Redgrave sono bravi a fornire una performance tenace e asettica, basata su un’espressività che riesce a comunicare molto più delle poche battute pronunciate. Nella seconda parte della sceneggiatura, incentrata sulla morte della giovane contessa, la storia è meno frammentaria e devia in luoghi che rievocano spettri del passato. Petri si spinge ai confini dell’horror e della fantascienza eludendo intelligentemente il sovrannaturale. Il cambio di registro non sembra del tutto efficace a chiudere la quadratura del cerchio ma l’amaro finale è potente nel ribadire lo spirito politico e allusivo del film.
Un tranquillo posto di campagna [id., Italia/Francia 1968] REGIA Elio Petri.
CAST Franco Nero, Vanessa Redgrave, Rita Calderoni, Gabriella Grimaldi, Georges Géret.
SCENEGGIATURA Elio Petri, Tonino Guerra, Luciano Vincenzoni. FOTOGRAFIA Luigi Kuveiller. MUSICHE Ennio Morricone, Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza.
Horror/Drammatico, durata 106 minuti.