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Beasts of No Nation

sabato 5 Settembre, 2015 | di Edoardo Peretti
Beasts of No Nation
Festival
0
Voto autore:

72a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, 2-12 settembre 2015, Lido di Venezia

IN CONCORSO
Incubi
Il concorso della 72a edizione della Mostra del Cinema di Venezia è stato aperto da Beasts of No Nation di Cary Fukunaga, prodotto da Netflix. Film che di certo non lascia indifferenti affrontando un tema rischioso: l’utilizzo dei bambini come soldati da parte delle bande di ribelli nelle lotte civili africane.

È il destino che tocca al giovane protagonista Agu il quale, dopo la distruzione della sua famiglia, viene catturato da una banda di ribelli capitanata da un megalomane e carismatico comandante che lo sceglie come allievo prediletto. Il film ha già creato discussioni e diviso critica e addetti ai lavori. Non tanto per il tema in sé, ma soprattutto perché cerca una strada particolare – non completamente inedita,mediacritica_beasts_of_no_nation ma poco battuta − nel rappresentare la realtà: una strada che cerca di evitare tanto i confini imposti dal naturalismo più convenzionale, quanto quelli della denuncia pomposa e addomesticata di un certo tipo di prodotto statunitense impegnato e mainstream. Pur estremamente sincero e iper-realista, duro e crudo nel rappresentare l’inferno nel quale il piccolo Agu è costretto, passo dopo passo, a cadere, il realismo di Fukunaga cerca una connotazione metafisica, quasi irreale. L’intera vicenda è un incubo ad occhi aperti per il giovane protagonista, e così la narrazione e lo stile seguono le coordinate dell’incubo e dell’onirico; sia quando effettivamente sono messe in scena le visioni e le allucinazioni del bambino, sia quando la narrazione è più cronachistica. Il modello pare essere quello dell’iperrealismo allucinato di una certa New Hollywood, con Apocalipse Now come riferimento più immediato e ricorrente. A creare l’atmosfera a metà strada tra la sincerità più dura e l’irrealtà più inquietante, contribuiscono l’espressionismo delle luci e dei colori, accesissimi e allucinati, il virtuosismo di molte sequenze e l’utilizzo del sonoro, vera e principale cassa di risonanza della condizione del protagonista. Perché Beasts of No Nation segue per tutta la sua durata un ritmo musicale, creato da un riuscito mix di suoni diegetici accentuati e musiche extradiegetiche, e talvolta pare voler diventare un malsano musical, con le sue allucinate e inquietanti coreografie di guerra, in cui gli strumenti sono le urla, gli spari, il fruscio delle fronde e il rumore dei pensieri e delle preghiere. Un film che, accelerando con consapevolezza e cognizione di causa sul pedale del virtuosismo e di una furiosa stilizzazione, confermando così il talento già dimostrato da Fukunaga in True Detective e in spezzoni di Jane Eyre, mette in scena l’enormità di una realtà clamorosa e disastrosa in tutta la sua durezza. Senza usare proclami moralistici e usando la cronaca politica quel tanto che basta, ma immedesimandosi nelle giovani vittime: facendoci vivere e sentire il loro incubo.

Beasts of No Nation [id., USA 2015] REGIA Cary Fukunaga.
CAST Abraham Attah, Idris Elba, Ama K. Abebrese, Richard Pepple.
SCENEGGIATURA Cary Fukunaga (tratta dal romanzo Bestie senza una patria di Uzodinma Iweala). FOTOGRAFIA Cary Fukunaga. MUSICHE Dan Romer.
Guerra/Drammatico, durata 136 minuti.

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