60° BFI – London Film Festival, 5-16 ottobre 2016, Londra
Il Paese reale
Molto spesso, i film drammatici coreani arrivano all’ultima mezz’ora senza essere particolarmente tragici, per poi prendere una svolta nel melodramma e nella disperazione assoluta dell’ultimo minuto.
The Bacchus Lady è invece permeato da una disperazione sottile sin dall’inizio e, mentre la storia dell’anziana So-young va in peggiorare, non c’è bisogno di calcare esageratamente la mano perché questo film risulti profondamente toccante e amaro. In Corea del Sud, dove non esiste un vero sistema di welfare per gli anziani, più del 50% dei cittadini oltre l’età pensionabile vive sotto la soglia della povertà. Tra loro c’è Youn So-young, un’anziana che ha iniziato a prostituirsi per poter tirare avanti. I suoi clienti sono altri anziani, che la abbordano con il pretesto di comprare da lei il Bacchus, l’energy drink che dà a queste prostitute della terza età il soprannome di “Bacchus grannies”. Per caso o per fortuna, l’anziana inizia a prendersi cura di un bambino la cui madre filippina è stata arrestata dopo un incidente violento con il padre coreano. Ad aiutarla ci sono i suoi vicini, un giovane uomo disabile e una cantante transessuale. È più o meno allo stesso tempo che le richieste dei suoi clienti passano dall’essere sessuali a qualcosa di molto diverso: aiutarli a morire. The Bacchus Lady si distinguerebbe anche se affrontasse solo uno dei molti temi caldi che interessano la società coreana dei giorni nostri. Ne affronta invece tantissimi: il welfare praticamente inesistente che costringe la protagonista e il suo vicino di casa disabile ad una vita complicata e di disagi; lo stigma che persiste verso le persone multirazziali (che ho sentito con le mie orecchie definire con un potteriano “mixed blood” da coreani); l’omofobia e transfobia ancora presentissime e considerate normali. Senza nulla togliere al resto del cast, The Bacchus Lady ruota completamente attorno alla performance di Youn Yuh-jung nel ruolo di So-young. È lei a determinare il tono di tutto il film con un’interpretazione controllata, che non scivola nella tragedia esagerata e caricaturale. The Bacchus Lady riesce a essere poetico e allo stesso tempo brutale, tirando fuori vari scheletri nell’armadio coreano in maniera talmente capace e articolata da non essere minimamente pesante come potrebbe sembrare su carta. Questa è una visione sincera e prosaica della società coreana di oggi, quella lontana dai riflettori della hallyu (la korean wave, onda anomala della cultura pop coreana che in poco più di un decennio ha conquistato il panorama asiatico) raccontata con un’onestà che non preclude ai protagonisti dei momenti di felicità, nonostante l’esistenza difficile che conducono.
The Bacchus Lady [Jugyeojuneun Yeoja, Corea del Sud 2016] REGIA E J-yong.
CAST Youn Yuh-jung, Chon Moo-song, Yoon Kye-sang, An A-zu, Choi Hyun-jun.
SCENEGGIATURA E J-yong. FOTOGRAFIA Kim Young-ro. MUSICHE Jang Young-gyu.
Drammatico, durata 110 minuti.