54. Viennale – Vienna International Film Festival, 20 ottobre – 2 novembre 2016, Vienna
I’m a loser, but that’s ok
A fare la storia sono davvero i vincitori? The Happiest Day in the Life of Olli Mäki narra di un riservato, gentile e innamorato perdente, che si caccia in una scommessa più grande di lui. Un atleta e gentiluomo, verrebbe da dire, seguendo la tragicomica avventura di un panettiere di Kokkola, “suo malgrado” pugile e campione d’Europa nella categoria dilettanti, che nel 1962 ha la chance di combattere per il titolo dei pesi piuma contro il campione statunitense Davey Moore.
Di film sulla boxe la Storia del Cinema è piena, ed è forse proprio per questo che l’esordio alla regia di Juho Kuosmanen – vincitore a sorpresa dell’Un Certain Regard a Cannes 2016 – stupisce e non poco: siamo lontani dalle parabole di vendetta o di spietata disperazione, tipiche ad esempio dei recenti Southpaw e Koza. E la distanza si fa siderale anche nei confronti del riscatto sociale in stile Rocky. La pellicola di Kuosmanen è una commedia umana, che ricorda inevitabilmente i microcosmi stralunati di Aki Kaurismaki intrisi di disincanto, grotteschi silenzi ed esplosioni di sotterranea comicità. È il primo elemento che salta all’occhio: tutto ciò che circonda il protagonista è anomalo, trasognato, ai confini del nonsense, perché filtrato dal suo punto di vista. In fondo a Olli poco importa della gloria, lui è felicemente innamorato della sua compagna Raija; e poco importano anche la dinamica dello show e della grandiosità dell’evento, cui controbatte in conferenza stampa con un laconico “Combatterò, e vedremo cosa succede”. Il resto lo fa una regia sobria ed elegante, che smonta qualunque afflato epico e competitivo: nelle sessioni di allenamento (così come nel fulmineo incontro per il titolo) non c’è climax, il ritmo della messinscena è tutto “extra-sportivo”, concentrato sulla quotidianità di Olli e sulla sua semplice vita. Nel suo incedere surreale e poetico The Happiest Day in the Life of Olli Mäki ricorda altre picaresche imprese di chi ha scritto la storia sportiva della propria nazione quasi senza rendersene conto, dallo sguardo incredulo del pattinatore australiano Steven Bradbury (medaglia d’oro a Salt Lake City nel 2002 per una incredibile sequela di episodi fortuiti, un “miracolo” che prima o poi dovrebbe dar vita ad un film) alla fallimentare esperienza di Eddie “The Eagle” Edwards, primo atleta a rappresentare il Regno Unito alle Olimpiadi invernali del 1988 nella disciplina del salto con gli sci. Eppure con il mite e tenero Olli si va persino oltre, verso l’ode alla quieta rassegnazione e alla presa di coscienza del proprio – defilato e disilluso – posto nel mondo. Olli Mäki è la proposta della Finlandia ai prossimi Oscar, in lizza per il Miglior Film Straniero. E se questa favola, pervicacemente opposta all’american dream, facesse breccia nei cuori della giuria?
The Happiest Day in the Life of Olli Mäki [Hymyilevä mies, Finlandia 2016] REGIA Juho Kuosmanen.
CAST Jarkko Lahti, Oona Airola, Eero Milonoff, John Bosco Jr.
SCENEGGIATURA Juho Kuosmanen, Mikko Myllylahti. FOTOGRAFIA Jani-Petteri Passi. MONTAGGIO Jussi Rautaniemi.
Drammatico/Sportivo, durata 92 minuti.