67. Berlinale – Berlin International Film Festival, 9 – 19 febbraio 2017, Berlino
Il posto dei noodle
Long è un killer spietato e silenzioso. Non ha mai deluso i suoi committenti ma una sera si ritrova in grande difficoltà, dopo aver tentato di uccidere un pezzo grosso. Scampato alla morte per miracolo si rifugia in Giappone dove viene soccorso dal giovane Jun e poi accettato all’interno della comunità locale, conquistandone i membri con la sua straordinaria zuppa di noodle alla taiwanese.
Ben presto il baracchino ambulante in cui cucina per pagarsi il ritorno in patria diventa una piccola attrazione, e così la sua copertura viene progressivamente messa a rischio. Mr. Long si apre come un gangster movie, genere che il cinema asiatico ha sempre saputo maneggiare con generosità di scrittura, immagini e coreografie, ma quasi da subito ne elude i canoni ricercando, e trovando, una sua originalità. Il protagonista dal silenzio kitanesco – Zatoichi moderno senza katana, samurai senza appartenenza – è un essere umano priv(at)o di identità che vive in un presente costante scandito dagli incarichi. È un automa dotato di coltello che si risveglia solo in prossimità della morte, aprendosi a una nuova vita e, di conseguenza, a una nuova gamma di rapporti sentimentali e sociali. Sabu, autore della regia e della sceneggiatura, offre allo spettatore un anti-revenge movie che non si stringe attorno al solo protagonista e al suo obiettivo ma ne crea costantemente di nuovi. Frammenta il tempo, ne fa strumento di indagine sul passato, telecomando emotivo che aumenta la realtà attraverso il ricordo. Gioca con immagini e suoni, sperimenta sequenze dodecafoniche – l’inseguimento notturno nei campi sorretto dalla colonna sonora free jazz, la comunità giapponese che accoglie Long sono scelte di puro godimento – ma sempre all’interno di un’opera talmente solida da essere, come Casablanca, perfetta nella sua sgangheratezza. A poche ore dalla proclamazione dei vincitori della Berlinale 67, Sabu non sembra avere troppe possibilità di sottrarre a Kaurismaki, Netzer, Villaverde, solo per citare i tre più chiacchierati, l’Orso d’Oro o d’Argento, ma Chen Chang meriterebbe di essere considerato, per la sua stony-face keatoniana capace di comunicare comico e drammatico con vibrazioni diverse ma medesima intensità, per la forza con cui contiene, dentro i suoi occhi impassibili, tutto il male del mondo, disperdendolo solo nel finale una volta divenuto innocuo.
Mr. Long [Ryu san, Giappone/Cina/Taiwan/Germani 2017] REGIA Sabu.
CAST Chang Chen, Sho Aoyagi, Yiti Yao, Runyin Bai, Masashi Arifuko.
SCENEGGIATURA Sabu. FOTOGRAFIA Koichi Furuja. MUSICHE Junichi Matsumoto.
Drammatico, durata 129 minuti.