Buddy movie di Natale
Storia vera, tematica sociale, ritmo gradevole, buona musica, battute divertenti, momenti commoventi, happy ending datato proprio 25 dicembre: pochi titoli corrispondono in toto all’identikit del perfetto “film di Natale” – da gustarsi tra panettone, regali e palpebre socchiuse causa sbornia di cibo e buone maniere – come Green Book.
Il film di Peter Farrelly (sì, proprio uno dei due fratelli maestri della comicità irriverente e scollacciata made in USA: Scemo & più scemo, Tutti pazzi per Mary, ecc.), che ha fatto incetta di candidature e premi (3 Golden Globe già in bacheca), racconta la storia vera del buttafuori italoamericano Tony Lip (Viggo Mortensen), che nel 1962 fece da autista al pianista afroamericano Don Shirley (Mahershala Ali) in un lungo tour nel Sud degli Stati Uniti, stringendo con il musicista un rapporto di amicizia per la vita.
Green Book (come il nome della guida di viaggio per afroamericani in cui erano indicati ristoranti e motel a loro aperti) scorre su due binari narrativi: da un lato la tematica sociale, il razzismo conclamato dell’America degli anni Sessanta, raccontato attraverso il tour di un pianista sopraffino che si esibisce davanti a platee di bianchi pronti a spellarsi le mani finché suona su un palco, pronti a indicargli una latrina all’aperto pur di non condividere lo stesso bagno una volta sceso da quel palco, che lo imprigiona come un fenomeno da circo Barnum, seppur colto, forbito ed elegantissimo; dall’altro lato l’amicizia di Don con Tony, irruento e vorace, irriverente e manesco, diplomato alla “scuola della vita”. Due uomini agli antipodi che, dopo essersi studiati, gradualmente si riconoscono come parte di una stessa fetta di umanità, quella marginalizzata e guardata con disprezzo, a prescindere dal motivo (che sia di ceto, di cultura o di colore della pelle).
Green Book sconta l’intenzione di voler piacere al più vasto pubblico possibile: tutto è prevedibile, accattivante, ben confezionato. L’evoluzione dell’amicizia virile tra i due protagonisti segue tutti i cliché del genere, il lieto fine arriva immancabilmente, i momenti drammatici sono pieni di pathos, quelli leggeri disseminati ad arte e costruiti minuziosamente, e il politicamente corretto bussa a più riprese (persino con la polizia, dopo aver mostrato due poliziotti bianchi razzisti, ecco una scena gratuita con un poliziotto bianco non razzista). Tuttavia, questa meticolosa costruzione emotivo-narrativa non inficia il ritmo gradevole di un film che non cede alla melensaggine (persino nel finale) e, grazie ai duetti brillanti dei due protagonisti, ci regala scene divertenti, che in fin dei conti rafforzano il messaggio antirazzista del film: dati i tempi, sicuramente non un demerito.
Green Book [id., USA 2018] REGIA Peter Farrelly.
CAST Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini.
SCENEGGIATURA Brian Hayes Currie, Peter Farrelly, Nick Vallelonga. FOTOGRAFIA Sean Porter. MUSICHE Kris Bowers.
Biografico/Commedia/Drammatico, durata 130 minuti.