72° Festival de Cannes, 14 – 25 maggio 2019, Cannes
Do you hear the people sing?
L’integrazione non ha posto nella banlieue parigina. La vita ai bordi di Parigi è fatta di mondi che cercano di sfiorarsi senza scontrarsi: la polizia e la comunità, i giovani e gli anziani, i fratelli musulmani e i laici, i gitani e i neri. In questa polveriera di conflitti sopiti, Ladj Ly riprende un suo cortometraggio e lo amplia con Les Misérables, cercando un punto di vista interno ed esterno che possa rendere al meglio la complessità della situazione.
E proprio sul concetto stesso di focalizzazione e punto di vista si basa l’intero film, a partire dal racconto: un poliziotto torna nella grande città, viene inserito nella squadra che pattuglia la banlieue e impara a conoscere i personaggi che la popolano, i loro meccanismi di potere. Il furto di un cucciolo di leone dal circo porta la tensione al livello massimo di saturazione. Ly, assieme a Giordano Gederlini e Alexis Manenti, sceglie l’asse portante del poliziesco urbano (figlio della serie tv The Wire) e vi applica il suo apprendistato nel documentario dando vita a un film che è un’opera potremmo definire esemplare.
Innanzitutto perché trova, con un abilissimo lavoro di costruzione, l’equilibrio tra il coinvolgimento narrativo e l’approccio indagatore e “giornalistico”, ma soprattutto perché Ly attraverso un notevole lavoro della macchina da presa (fotografia di Julien Poupard) riesce a restituire sia il senso di realtà in divenire, colta nel suo farsi, sia la sensazione di uno sguardo più lungo, ampio e profondo: il drone, luogo comune di molto cinema contemporaneo, qui diventa un elemento essenziale allo sguardo del regista e al suo racconto, usato con grande intelligenza.
Altrettanto esemplare è la dimensione mitica che Les Misérables raggiunge grazie all’inserimento di elementi fiabeschi (il leone come simbolo di un’identità perduta e che si rispecchia nelle ambizioni dei personaggi) e in particolar modo al ruolo che assumono i ragazzi, esclusi tra gli esclusi, il cui grido di rabbia conduce al finale bellissimo, in linea con l’ispirazione di Victor Hugo che scrisse I miserabili proprio dove il film è ambientato. Il resto è una gestione dei tempi, dei ritmi, delle linee narrative, del movimento, dei personaggi e dei loro archi e di ciò che rappresentano quasi magistrale, che punta coraggiosamente e politicamente allo scontro: la maggior paura di chi il potere lo gestisce.
Les Misérables [id., Francia 2018] REGIA Ladj Ly.
CAST Damien Bonnard, Alexis Manenti, Djebril Didier Zonga, Issa Perica.
SCENEGGIATURA Ladj Ly, Giordano Gederlini, Alexis Manenti. FOTOGRAFIA Julien Poupard. MUSICHE Pink Noise.
Drammatico, durata 102 minuti.