Nessuno fugge da questa prigione
Proiettato in concorso alla Settimana Internazionale della Critica, El Principe è un’opera prima dai contenuti forti, che colpisce per la potenza visiva e la determinazione a ritrarre la violenza del carcere cileno.
L’anno è il 1970. Jaime (Juan Carlos Maldonado) commette un omicidio, punto di arrivo di un climax passionale la cui dinamica e motivazione sarà disvelata a poco a poco lungo l’interezza del film, ed è incarcerato. Nella piccola cella che divide con quattro persone, incontra “El Potro” (“il Puledro”, interpretato da Alfredo Castro), un uomo forte e rispettato che lo introduce, con fare ruvido ma l’intento di proteggere, alle dinamiche della prigione e alle regole della convivenza tra carcerati. El Potro si aggiudica la primizia di abusare del nuovo arrivato, particolarmente appetitoso perché giovane e di bell’aspetto, infatti Jaime diventa presto il suo nuovo favorito. Nonostante le violenze che subisce quotidianamente, Jaime è difeso dal rischio ben più grande che arriva dall’esterno. I carcerati, infatti, si combattono tra loro dividendosi in fazioni e le guardie, che non offrono alcuna protezione, aggravano la situazione aggiungendo altre ingiustizie e punendo severamente coloro che hanno relazioni omosessuali. Tra Jaime ed El Potro nasce un rapporto sentimentale sincero, che sostituisce quello utilitaristico che li ha uniti all’inizio, ed è ben rappresentato dalla chitarra che l’uomo regala al suo protetto perché «chi suona non è mai da solo».
È proprio la capacità di alternare il melodramma alle scene di violenza o di sesso esplicito, riuscendo persino a intrecciare le due cose nella descrizione del legame che unisce i due personaggi protagonisti, a rendere ammirevole la narrazione di El Principe. Il sentimentalismo permea ogni scena perché è causa scatenante e motore dell’intera vicenda, eppure non è mai affidato alle parole e viene, invece, celato da una maschera ringhiosa di individualismo, sopraffazione e pulsioni animalesche. L’atmosfera del carcere è tesa e i volti dei detenuti sono sfregiati e inquieti, i muscoli sempre pronti a scattare come molle in risposta alla provocazione subita. In questo luogo ostile è la cella a diventare il luogo della convivenza obbligata ma civile, seppure non sempre piacevole, e l’unità minima dell’organizzazione in piccoli gruppi, ognuno con le proprie regole. Tratto dall’omonimo romanzo di Mario Cruz, El Principe segue la maturazione, fisica e caratteriale, di un ragazzo calato nel contesto più difficile, sorprendendo coi suoi personaggi tridimensionali e per la rara capacità di tenere insieme la carne e il sentimento.
El Principe [id., Cile/Argentina/Belgio 2019] REGIA Sebastián Muñoz.
CAST Juan Carlos Maldonado, Alfredo Castro, Sebastian Ayala, Lucas Balmaceda, Gaston Pauls.
SCENEGGIATURA Luis Barrales, Sebastián Muñoz (dall’omonimo romanzo di Mario Cruz). FOTOGRAFIA Enrique Stindt. MUSICHE Angela Acuña.
Drammatico, durata 96 minuti.