I succhiaenergia
Questa volta gli alieni ci attaccano perché sono fatti e si nutrono di elettricità e, come Matrix insegna, noi esseri umani in realtà altro non siamo che delle grosse batterie. Anche i giovani programmatori americani Sean e Ben sono batterie, e si trovano a Mosca quando gli alieni cominciano a succhiare le persone.
Con pochi altri sopravvissuti, tra cui due giovani americane, cercheranno di lasciare la città e, nel frattempo, trovare un modo per sconfiggere l’elettrico invasore. La storia è sempre la stessa in L’ora nera, film fantascientifico dalla regia di un apprezzato art director, Chris Gorak, ma sono altre le caratteristiche che colpiscono, almeno in un primo momento. Innanzitutto, la città di Mosca, raramente teatro di una produzione hollywoodiana, scenario abbastanza inedito anche se per le strade sembra non vi sia altro che McDonalds. E’ bizzarro vedere cartelli stradali in cirillico, infilati negli immancabili campi lunghi di stradoni deserti, del tutto bloccati da auto incostudite, o la Piazza Rossa vuota e inquietante, spazzata da un vento leggero che trasporta quel che resta degli umani succhiati, polvere grigia. Un’atmosfera accentuata dal 3D, che rende questa polvere macabra una presenza costante attorno ai personaggi e a noi spettatori, con un implicita citazione alla neve mortale usata dagli invasori alieni nel fumetto L’Eternauta di Osterheld e Solano Lopez.
Buone scenografie supportate da un’idea di fondo discreta, l’inversione dei ruoli tra luce e ombra. In L’ora nera, la luce, notoriamente salvifica, è invece indice di pericolo, unico modo per rilevare la presenza aliena, altrimenti invisibile. La loro vicinanza riattiva gli oggetti elettrici, come lampioni e fari delle auto, costringendo così i sopravvissuti a portare lampadine di allarme al collo e a muoversi di notte, evitando ogni tipo di illuminazione. Se non altro, un’idea originale, che assieme a qualche buon personaggio secondario, come il barbuto inventore russo che crea un fucile a microonde, aiuta a digerire la banalità dello svolgimento della trama, finché non partono i sermoni.
Tutto a un tratto, i personaggi cominciano a sproloquiare con interminabili dialoghi sulla difesa della patria e del morire combattendo, nonché sul non perdere la speranza e sull’essere tutti uniti. Un incredibile patchwork di banalità che rallenta il ritmo e porta a un finale moscio, dove improvvisamente tutto va bene, si è trovato un modo per sconfiggere gli alieni e il mondo sarà salvo perché la razza umana, sotto sotto, ha le palle quadrate. A tal punto brutto e ridico da far pensare di essere volontario, ma non sono molti gli indizi a favore di questa ipotesi. Peccato, perché L’ora nera, almeno nella prima parte, offriva spunti interessanti.
Un film discreto, lasciato a metà.