Bridget ha messo (forse) la testa a posto
Bridget Jones è tornata. Finalmente. A dodici anni dal secondo capitolo cinematografico, accolto piuttosto tiepidamente dalla critica ma comunque diventato campione d’incassi al botteghino grazie al contributo della nutrita schiera di fedelissimi fan, torna sul grande schermo una delle icone femminili più amate degli ultimi decenni.
L’avevamo lasciata raggiante e in compagnia dell’aitante Mark Darcy, paladino della legge che non aveva indugiato a salvarla dagli impicci legali causati dalla strampalata vacanza asiatica consumata in compagnia del bello e sfuggevole collega Clever, pensando che tutto nella vita di Bridget fosse stato sistemato a dovere. Ma i seguaci di Bridget Jones sanno che la loro paladina ha un talento naturale per incasinare irrimediabilmente i propri ambiti biografici. I primi minuti di Bridget Jones’s Baby quindi non sorprendono più di tanto: benché abbia finalmente raggiunto una rispettabilissima posizione lavorativa e fatto pace con la bilancia, ritroviamo infatti una donna nuovamente single intenta a festeggiare in solitudine il proprio 43° compleanno e che non riesce a smettere di rimuginare per il Grande Amore perso cinque anni prima. E la piacevole sensazione che si prova nel guardare l’ouverture del film è quella di essere in qualche modo di nuovo a casa. Se purtroppo mancano sia l’inimitabile espressività facciale della Zellweger (probabilmente persa per sempre a causa dell’eccessivo ricorso a bisturi e botulino) che le iconiche gigantesche mutande contenitive della nonna (che però fanno bella mostra di sé sul poster del film) tanto apprezzate negli altri due film, la regista Maguire riporta in scena funzionali e fortunati coprotagonisti entrati oramai nel cuore degli aficionados come le immancabili imbarazzanti telefonate dei genitori Jones, il pigiama rosso che Bridget sfoggia nei bagordi domestici e un’eccezionale colonna sonora farcita di hit. Persino il duello in stile Austen tra pretendenti è – benché celato – ben presente. Se nei precedenti capitoli la pulzella doveva vedersela tra il bello e dannato playboy e il serioso cavalier servente, qui la scelta non sarà meno ardua dovendo sbrigare una faccenda non poco annosa: ossia individuare il padre biologico del bimbo concepito dopo due weekend di intensi incontri amorosi intercorsi nientemeno con l’ex fidanzato e magistrato di grido Mark e con Jack, mieloso statunitense milionario dai modi garbati. Gli incassi delle prossime settimane confermeranno o meno se la calorosa accoglienza che il pubblico ha riservato a questo nuovo film è soltanto un momentaneo fuoco di paglia. Nel frattempo, dilettiamoci con i camei di alcuni volti noti del mondo dello spettacolo britannico e le molte irresistibili gag di questo atteso sequel.
Bridget Jones’s Baby [id., Gran Bretagna 2016] REGIA Sharon Maguire.
CAST Renée Zellweger, Colin Firth, Patrick Dempsey, Sarah Solemany, Emma Thompson.
SCENEGGIATURA Sharon Maguire, David Nicholls, Emma Thompson (tratta dai personaggi creati da Helen Fielding). FOTOGRAFIA Andrew Dunn. MUSICHE Craig Armstrong.
Commedia/Sentimentale, durata 122 minuti.