31° Torino Film Festival, 22-30 novembre 2013, Torino
So you think you can dance?
Nel finale della seconda stagione di Girls, Hannah/Lena Dunham deve scrivere un romanzo in un giorno, ma si blocca dopo la prima riga, crogiolandosi per ore nella procrastinazione. La frase, però: «Friendship between college girls is grander and more dramatic than any romance».
Se Hannah Horvath fosse una brava scrittrice (e a oggi, ancora, non ne abbiamo prove), forse il romanzo a seguire quell’incipit sarebbe stato Frances Ha. L’ambientazione è newyorchese – ma la Grande Mela è fotografata in un bianco e nero luminoso, sospeso tra la Nouvelle Vague e Manhattan – e l’età dei suoi personaggi corrisponde, più o meno, a quella delle interpreti di Girls. Così come gli corrisponde, oltre a uno dei protagonisti maschili interpretato da Adam Driver, una generazione in stallo, testardamente puerile nonostante l’età anagrafica, incapace di schiodarsi dal limbo post laurea perché l’età adulta sembra invisibile all’orizzonte. Nulla di nuovo, verrebbe da dire, constatando come l’impasse generazionale si rispecchi inevitabilmente nel cinema giovane contemporaneo. Eppure Frances non è Hannah, e Greta Gerwig – corpo pulsante e centro di ogni istante della pellicola, nonché sceneggiatrice del film su input autobiografici – non è Lena Dunham. L’infantilismo di Frances è un misto d’immaturità e di bambinesca incoscienza gioiosa, la sua condizione transitoria è si pesante d’inconcludenza ma anche capace di meraviglia, azzardo, speranza. Frances vuol fare la ballerina, ma non ha bisogno di corredare il desiderio di epiche dichiarazioni d’intenti: vuol fare la ballerina perché è così che si definisce, e noi da un lato scuotiamo la testa come genitori perplessi, dall’altro non vediamo perché non dovrebbe tentare. Frances ama le cose che sembrano errori, dice spesso la cosa sbagliata, si muove nel mondo con una goffaggine incompatibile con la grazia che sprigiona sul palco o accanto alla sbarra o davanti allo specchio. I capitoli di Frances Ha, intitolati agli indirizzi abitati dalla sua protagonista, scandiscono un girovagare senza mappa né bussola, una crescita costruita su molteplici errori e sui successivi rimedi. Mentre Frances s’illumina d’inadeguatezza in qualsiasi contesto, la sua amica Sophie percorre di fretta le tappe borghesi della vita “da grandi”, appurando che per l’esistenza non esiste libretto d’istruzioni. Noah Baumbach insegue i passi di danza di Greta Gerwig con delicato stile alleniano, ma se ci lascia un bildungsroman inconcluso (e come potrebbe essere altrimenti?), ci regala anche, finalmente, una storia di formazione incentrata non sull’amore ma su un’amicizia femminile. Che, davvero, può essere ben più grandiosa e melodrammatica di ogni love story.
Frances Ha [id., USA 2012] REGIA Noah Baumbach.
CAST Greta Gerwig, Mickey Sumner, Michael Zegen, Adam Driver, Grace Gummer.
SCENEGGIATURA Greta Gerwig, Noah Baumbach. FOTOGRAFIA Sam Levy.
Commedia, durata 86 minuti.