18° Far East Film Festival, 22 – 30 aprile 2016, Udine
Robe da Matti
Honor Thy Father, diretto da Erik Matti, racconta una storia verosimile, ovvero le mille assurde sfaccettature di una società di sciacalli dal volto umano. Si narra la discesa di una famiglia della classe media, una famiglia “bene” che però nasconde al suo interno alcune criticità.
Il via all’azione viene dato da Kaye, moglie con l’hobby della finanza, che vende polizze molto vantaggiose – troppo vantaggiose – a tutti i conoscenti, convinta che il padre possa moltiplicare queste somme per tutta la comunità. Il meccanismo si inceppa proprio quando il genitore viene ritrovato morto e con lui sparisce tutto il tesoro materiale. Si apre il dramma di una famiglia senza liquidità, con tanti debiti nei confronti dei conoscenti e con le prime avvisaglie di violenza fisica. Il protagonista Edgar, marito premuroso e tendenzialmente pacioso, a questo punto inizia il suo viaggio, sia verso il passato sia verso gli inferi, per cercare di dare una speranza alla propria famiglia. Torna al suo villaggio e convince i fratelli a scavare un tunnel per rubare le ingenti questue che si trovano in paese. Al di là della trama, piuttosto scontata e a tratti scialba, Honor Thy Father riesce a essere un buon film per i drammi sociali che innesca e sui quali si interroga. Cos’è una comunità? Cos’è una famiglia? Come entrano in conflitto queste due entità? E la Chiesa, che poteri ha? Cosa fa per mantenere legata la società contemporanea? Matti e lo sceneggiatore Michiko Yamamoto rispondono con una disillusione praticamente totale: non ci sono personaggi da seguire sul piano etico, la comunità è un branco di lupi in grado unicamente di mordere e ululare. Persino i bambini sono aggressivi, sia fisicamente – la figlia di Kaye ed Edgar – sia con le parole – i figli dei fratelli. Si raggiunge il becero familismo delle persone perbene, che non credono al percorso della giustizia statale ma vogliono una vendetta personale. A loro fanno da contraltare gli abitanti dei bassifondi, che vivono di espedienti e in un ambiente distaccato. In mezzo a tutto questo disfacimento c’è la Chiesa, un potere religioso che si tinge di un bianco accecante ma che, sotto sotto, pare più attento alle proprietà materiali che ai problemi di tutti i giorni. Eppure. Eppure ogni entità ha dei linamenti umani: Edgar dimostra un’attenzione pura per la moglie all’inizio del film, la famiglia paterna accetta il ritorno di Edgar a distanza di anni nonostante li abbia abbandonati, la Chiesa si mostra con il volto umano dei pastori più vicini alle fasce deboli della popolazione. L’entità familiare viene vista come male assoluto ma anche come unica vera àncora di salvezza per le individualità alla deriva. Individui e familismo: la tragedia è servita.
Honor Thy Father [Id., Filippine 2015] REGIA Erik Matti.
CAST John Lloyd Cruz, Meryll Soriano, Dan Fernandez, Perla Bautista.
SCENEGGIATURA Michiko Yamamoto. FOTOGRAFIA Ber Cruz. MUSICHE Erwin Romulo.
Drammatico/Thriller, durata 113 minuti.