Nomen omen
Piuma, quarta fatica del pisano Roan Johnson, è una di quelle opere delle quali un po’ spiace ed è un po’ eccessivo parlare davvero male, ma delle quali è altrettanto difficile ed eccessivo parlare veramente bene, bloccate come sono nel limbo della medietà gradevole e dimenticabilissima, sicuramente sincera e partecipe tanto quanto inerme e inefficace.
È un film leggero e vacuo come, appunto, una piuma che svolazza nell’aria. L’emblematico titolo deriva dal nome scelto per la loro futura figlia da Ferro (l’esordiente Luigi Fedele) e Cate (la quasi esordiente Blu Yoshmini), fidanzati adolescenti alle prese con la maturità e con una gravidanza improvvisa; più matura e consapevole lei, più utopico ed infantile lui, i due affrontano le difficoltà e le speranze, i sogni e le disillusioni della dolce attesa e dell’inaspettato ingresso nell’età adulta sempre cercando di vivere l’evento come fosse in qualche modo una favola. È in quest’ottica favolistica che si giustificano gli inserti quasi fantastici ed onirici (come i due protagonisti che nuotano sopra le strade di Roma, la sequenza dell’ecografia o l’invasione delle paperelle), i momenti migliori del film e quelli in cui l’immedesimazione con i due protagonisti è più evidente ed emozionante. Purtroppo, questi momenti sono isolati in una narrazione troppo abbozzata e troppo spesso affidata a stereotipi non particolarmente rielaborati, con una regia che sembra non sapere bene quale direzione prendere; così la leggerezza delle intenzioni si trasforma presto nella vacuità dei risultati. È un peccato perché, come accennato, la visione non manca di gradevolezza, e innegabili sono la gentilezza e la partecipazione con cui si raccontano gli stati d’animo e i saliscendi dell’ottimismo dei due giovani protagonisti; però, così come qualsiasi altro tono scelto, anche la leggerezza deve avere alle spalle una consapevolezza che in troppi momenti qui sembra mancare. Gratuite, per inciso, sono state comunque alcune polemiche eccessivamente livorose ed evidentemente godute sulla presenza di Piuma in concorso a Venezia, dato che – diciamocelo – al Lido non mancano film più pretestuosi, “seri” ed ambiziosi altrettanto irrisolti, se non proprio sbagliati, verso i quali il trattamento è decisamente più generoso, in particolare se realizzati da grandi registi italiani non al massimo della loro forma.
Piuma [Italia 2016] REGIA Roan Johnson.
CAST Luigi Fedele, Blu Yoshmini, Sergio Pierattini, Michela Cescon, Francesco Colella.
SCENEGGIATURA Roan Johnson, Davide Lantieri, Ottavia Madeddu, Carlotta Massimi. FOTOGRAFIA Davide Manca. MUSICHE Lorenzo Tomio.
Commedia, durata 98 minuti.