Senza paura, senza vergogna, senza cervello
C’è differenza tra demenzialità e demenza. Così come ce n’è tra una parodia e una banale presa in giro. Chi scrive ritiene che la stupidità possa essere uno straordinario mezzo espressivo e narrativo, e ricorda con affetto (stima? venerazione?) – senza scomodare il genio dei Monty Python e del primo Mel Brooks – gli Ace Ventura che fecero esplodere il fenomeno Carrey, le tre Pallottole spuntate simbolo e al contempo epitaffio del cinema demenziale contemporaneo, e almeno un paio degli Scary Movie fin qui prodotti.
Ma – appunto – la comicità ha senso quando veicola qualcosa, o perlomeno quando lascia il dubbio che ci possa essere fra le righe qualche spunto di riflessione: un attacco anarchico contro la Hollywood a misura di teenager, ad esempio; o la dimostrazione di come ormai sia impossibile distinguere la caricatura dall’originale. Ci vuole irriverenza, voglia di divertimento (in chi gira, e di conseguenza in chi guarda) e un pizzico di cattiveria. Semplificando all’osso, ci vuole almeno un po’ di voglia di fare. Il minimo sindacale, per carità. Horror Movie arriva nelle sale italiane a quasi due anni di distanza dall’uscita americana, segue gli altri inguardabili “movies” che ormai con scadenza annuale infestano le sale (Epic, Hot, Disaster, 3ciento, Mordimi) e satireggia un genere, il cinema “di paura”, già deriso dal capostipite Scary Movie. Siamo di fronte ad una sorta di reboot della parodia di una parodia, ammorbato dal solito e raccogliticcio umorismo ad encefalogramma piatto. La pellicola di Bo Zenga inizia con una didascalia a schermo nero in cui si precisa che si tratta di “una parodia” (!!!), prosegue con la stitica e asfittica storia di Stan che sale in auto col suo amico Teddy diretto ad una festa di Halloween e da metà sbraca senza più alcun ritegno nella trivialità sessuale più becera, evidentemente per assicurare la consueta quota di Tette & Culi tipica del filone. Nemmeno ai mostri è concessa un po’ di gloria, stravolti nei nomi per questioni di diritti (i più clamorosi: Chucky la bambola assassina diventa Lucky, Leatherface di Non aprite quella porta si trasforma in Pleatherface) e nella versione italiana doppiati chissà perché in siciliano (“preparatevi a morire, picciotti”). Un lumicino di speranza si accende all’apparizione di Leslie Nielsen, qui al terzultimo film prima della morte. Ma è un fuoco che si spegne subito, e che aggiunge tristezza alla tristezza. Ogni sua apparizione è una stilettata malinconica al cuore, che fa sprofondare noi nostalgici amanti del demenziale (quello vero) nella poltroncina della sala.
Horror Movie [Stan Helsing, USA/Canada 2009] REGIA Bo Zenga.
CAST Steve Howey, Diora Baird, Kenan Thompson, Ben Cotton, Leslie Nielsen.
SCENEGGIATURA Bo Zenga. FOTOGRAFIA Robert C. New. MUSICHE Ryan Shore.
Commedia/Demenziale, durata 90 minuti.